Anche quest’estate, educatrici ed educatori di Bologna e provincia sono costretti a lavorare nelle strutture educative e scolastiche e nei centri estivi – pubblici e privati – in condizioni insostenibili, senza alcuna garanzia per la propria salute e per quella dei minori e disabili che seguono.

Molti operatori si trovano infatti a svolgere il proprio lavoro in ambienti inadeguati, spesso all’interno di edifici educativi e scolastici privi di spazi ombreggiati o refrigerati, esposti in modo prolungato a temperature che superano anche i 38 gradi.

Le attività, comprese le uscite e le gite, continuano poi a essere organizzate nelle ore più calde della giornata, ignorando completamente i rischi per i bambini – in particolare i più fragili – e per chi lavora al loro fianco.
Chi lavora con alunne e alunni con disabilità, così come accade a tutto il personale educativo delle cooperative sociali, affronta ogni giorno turni fino a 10 ore senza pause effettive e a tutto ciò si sommano anche i problemi ormai cronici di: contratti ridotti, stipendi insufficienti, precarietà continua.

Intanto, i Comuni e le cooperative sociali e le associazioni che gestiscono i centri estivi – pur a fronte di tariffe settimanali magari più alte alle famiglie – continuano a ignorare le condizioni in cui operano lavoratrici e lavoratori, salvo intervenire, e non dovunque, solo in modo emergenziale con ventilatori e talvolta “pinguini” che risultano comunque inefficaci rispetto al problema.

Occorre garantire ovunque già in queste giornate condizioni lavorative e di servizio che rispettino le condizioni dovute di salute e sicurezza, operando sia sulle dotazioni che sulla riorganizzazione delle attività.

Occorre che tutti i soggetti coinvolti, a partire dai Comuni, smettano di attendere “emergenze” e programmino finalmente in modo strutturale gli interventi necessari nelle sedi educative e scolastiche (intervenendo anche nei requisiti previsti nelle conveziioni, appalti etc dei centri estivi), adeguandoli al mutamento climatico che tutti viviamo.
Il personale educativo non può e non deve più essere trattato come manodopera invisibile, sacrificabile, priva di diritti!