Flash Mob Emergenza Caldo nei Nidi e scuole infanzia Comunali di Bologna: le Proposte Concrete Restano Inascoltate

  • BOLOGNA, 9 LUGLIO 2025 – Con l'estate già rovente a giugno, la situazione nei nidi e nelle scuole dell'infanzia comunali di Bologna ha raggiunto un punto critico. Educatrici, operatori, bambine e bambini sono stremati dal caldo insopportabile di queste settimane e le soluzioni adottate finora dall'Amministrazione Comunale si dimostrano insufficienti e tardive.
    Oggi, durante un flash mob al tavolo di trattativa, abbiamo ribadito con forza la necessità di interventi urgenti. Abbiamo chiesto di prendere in considerazione alcune nostre proposte organizzative immediate per proteggere i bambini e le bambine dal caldo: farli permanere nei locali solo fino al termine del sonno, considerando che i dormitori sono condizionati, e farli prelevare dalle famiglie a seguire, fatta eccezione per chi per motivi di lavoro non può anticipare l'uscita. L'uscita anticipata alle 16:30, inoltre, consentirebbe la riduzione del rapporto numerico adulto/bambino fino alle 18, garantendo maggiore tutela per i piccoli utenti. Abbiamo inoltre proposto di prevedere pasti freddi più idonei alle alte temperature registrate.  Nessuna di queste proposte emergenziali è stata presa in considerazione.

Servono Soluzioni Strutturali e Investimenti Adeguati
Da anni, le richieste da parte di CGIL CISL e UIL di adattare le strutture al clima sempre più torrido sono cadute nel vuoto e sono rimaste senza risposte concrete. Non si tratta solo di installare climatizzatori, ma di una programmazione calibrata e interventi strutturali che includano tendaggi per proteggere gli ambienti interni e le aree esterne soleggiate, punti d'acqua nei giardini per rinfrescare i bambini e le bambine e soluzioni a lungo termine per garantire il benessere di tutti.
Serve una programmazione definita con tempistiche definite nido per nido e scuola dell’infanzia per scuola dell’infanzia e investimenti adeguati per far fronte a quella che non si può più definire una emergenza, ma purtroppo una normalità con la quale tocca fare i conti.

Gli investimenti dell'Amministrazione dal 2017 al 2025 per il condizionamento delle strutture comunali, invece ammontano a soli 500.000 euro. Una media di appena 62.500 euro l'anno. Un'inezia se si considera che solo i nidi e le scuole sono 150, alle quali si aggiungono Biblioteche, Musei e sedi di quartiere che sono prive di aria condizionata.
Attualmente sono 47 su 49 i nidi che hanno dormitori condizionati mentre nelle scuole dell'infanzia solo il 50% dei dormitori (35 su 67) è dotato di climatizzazione. Le aule sono sprovviste.

I 200.000 euro aggiuntivi previsti in via straordinaria dall'Amministrazione entro maggio 2026 rappresentano un passo troppo piccolo rispetto all'enormità del problema. Coprono gli interventi su 70 ambienti rispetto alla necessità di intervenire su 400/450 locali. Facendo una proporzione, servirebbe uno stanziamento di circa 1,3 milioni di euro per intervenire su tutti gli ambienti. Stanziamento che, nonostante un bilancio comunale di 1,5 miliardi di euro, l'Amministrazione comunale non ha fatto e non ci pare intenda fare. I "Pinguini e i ventilatori" oltre a non essere una soluzione strutturale, non sono sufficienti a risolvere il problema.

Crisi del Personale e Futuro Incerto
Alla problematiche legate al caldo,  si somma  una crescente crisi del personale. Lo abbiamo denunciato al tavolo del 2 luglio agli Assessori Ara e Borsari. Le educatrici con contratto di lavoro a tempo determinato, già stremate dal caldo e dalla fatica di mesi di lavoro in sedi diverse, stanno riducendo la disponibilità a prolungare il loro contratto fino al 18 luglio. Poi c'è il tema delle prove concorsuali per rapporto di lavoro a tempo indeterminato nelle quali molte/i candidate/i che hanno superato le prove scritte, sono bloccate/i agli orali. Senza personale, senza candidate/i idonee/i in graduatoria, quale sarà il destino dei nidi e delle scuole dell'infanzia?

Gli investimenti del PNRR per nuove strutture educative e scolastiche, se non accompagnata da una programmazione di nuove assunzioni e di investimenti sul personale necessario per farle funzionare, determinerà la privatizzazione dei servizi con risorse pubbliche.

Anche per questo, investire concretamente sul personale necessario per erogare servizi di qualità in condizioni di lavoro adeguate rappresenta per noi un imperativo. Solo così potremo garantire alle famiglie un servizio educativo e scolastico all'altezza delle aspettative e delle reali esigenze.


A Bologna, caldo estremo nelle strutture educative e scolastiche e nei centri estivi al limite della sopportazione

Anche quest’estate, educatrici ed educatori di Bologna e provincia sono costretti a lavorare nelle strutture educative e scolastiche e nei centri estivi – pubblici e privati – in condizioni insostenibili, senza alcuna garanzia per la propria salute e per quella dei minori e disabili che seguono.

Molti operatori si trovano infatti a svolgere il proprio lavoro in ambienti inadeguati, spesso all’interno di edifici educativi e scolastici privi di spazi ombreggiati o refrigerati, esposti in modo prolungato a temperature che superano anche i 38 gradi.

Le attività, comprese le uscite e le gite, continuano poi a essere organizzate nelle ore più calde della giornata, ignorando completamente i rischi per i bambini – in particolare i più fragili – e per chi lavora al loro fianco.
Chi lavora con alunne e alunni con disabilità, così come accade a tutto il personale educativo delle cooperative sociali, affronta ogni giorno turni fino a 10 ore senza pause effettive e a tutto ciò si sommano anche i problemi ormai cronici di: contratti ridotti, stipendi insufficienti, precarietà continua.

Intanto, i Comuni e le cooperative sociali e le associazioni che gestiscono i centri estivi – pur a fronte di tariffe settimanali magari più alte alle famiglie – continuano a ignorare le condizioni in cui operano lavoratrici e lavoratori, salvo intervenire, e non dovunque, solo in modo emergenziale con ventilatori e talvolta “pinguini” che risultano comunque inefficaci rispetto al problema.

Occorre garantire ovunque già in queste giornate condizioni lavorative e di servizio che rispettino le condizioni dovute di salute e sicurezza, operando sia sulle dotazioni che sulla riorganizzazione delle attività.

Occorre che tutti i soggetti coinvolti, a partire dai Comuni, smettano di attendere "emergenze" e programmino finalmente in modo strutturale gli interventi necessari nelle sedi educative e scolastiche (intervenendo anche nei requisiti previsti nelle conveziioni, appalti etc dei centri estivi), adeguandoli al mutamento climatico che tutti viviamo.
Il personale educativo non può e non deve più essere trattato come manodopera invisibile, sacrificabile, priva di diritti!


Le porte girevoli dell’assistenza agli anziani. Il comune di Molinella la vuole privatizzare

Con la seduta straordinaria del Consiglio Comunale del 30/6/25  il Comune di Molinella ha ritirato, a far data dal 1/1/2026, il conferimento ad ASP della Casa di Riposo Nevio Fabbri decidendo anche l’uscita dall’ASP Pianura Est del Comune in qualità di Socio.

Una Casa di Riposo fiore all’occhiello del territorio e della comunità Molinellese, gestita prima direttamente dal Comune, poi conferita ad ASP Pianura Est quale Gestore Unico del sistema pubblico di servizi alla persona, così come stabilisce la stessa Legge Regionale 2/2003 e 12/20213,  che dopo soli tre anni il comune decide di affidare al Privato attraverso un Project Financing di cui ancora nulla è dato sapere e con un Bando di Gara ancora da costruire.

Una scelta incomprensibile considerato che la stessa Amministrazione Comunale riconosce come in questi due anni e mezzo di gestione ASP vi sia stato un sostanziale recupero economico, segno che il personale ha lavorato sempre al meglio garantendo assistenza ed economicità con un accurato controllo di gestione.

Lo diciamo chiaramente: la FP CGIL è contraria a qualsiasi scelta che sottrae alla titolarità pubblica servizi che il pubblico ha il dovere costituzionale di garantire alla collettività, per appaltarli in qualsiasi forma al privato che non ha tali doveri. A maggior ragione se si tratta di servizi socio assistenziali.

L’assistenza agli anziani non può essere una porta girevole, per passare da un sistema ad un altro secondo logiche privatistiche di profitto, peraltro con l'aumento esponenziale di ultra ottantenni fragili, la cura e l’assistenza devono essere al centro di politiche pubbliche in capo ad istituzioni pubbliche.

La decisione del Comune di Molinella pensiamo metta a rischio l'omogeneità di assistenza nel territorio, oggi garantita dall'ASP Pianura EST e la continuità assistenziale di una utenza fragile assicurata dal personale per il quale non è dato sapere quali saranno le prospettive. Potrà continuare a lavorare nello stesso posto e se si con quale contratto applicato o sarà re-impiegato in altri servizi che gestisce l'ASP?

Si tratta di una questione delicata per la quale il comune ha maturato senza darci alcuna informazione preventiva. Ora ci attiveremo per riportare la questione nei tavoli di confronto e affermiamo fin da ora che daremo battagli contro ogni scelta che non garantisca l'utenza ed il personale che se ne prende cura.

 

 


Per contrastare la riorganizzazione voluta dal Ministero della cultura, arriveremo alla sciopero

A conclusione di un partecipatissimo presidio, svoltosi ieri 1 Luglio dalle ore 10 alle ore 12 a Bologna, in Piazza Roosevelt, che sostanzialmente ha raccolto tutto il personale della Soprintendenza ABAP per la Città metropolitana di Bologna e le province di Ferrara, Modena e Reggio Emilia e del Segretariato Regionale per l'Emilia-Romagna, con una presenza costante di circa sessanta dipendenti,  a cui sentiamo di rivolgere un sentito ringraziamento, una delegazione delle federazioni provinciali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa e delle RSU di posto di lavoro è stata ricevuta in Prefettura per il tentativo di chiusura dello stato di agitazione territoriale aperto il 20 giugno scorso.

Dopo un’ approfondita discussione delle pesanti problematiche connesse al piano di riorganizzazione voluto dal Ministero della cultura, che si possono sintetizzare in una pressoché totale assenza di interlocuzione e di direttive operative, la parte sindacale, paventando il concreto rischio di dispersione delle competenze tecniche e dell'esperienza maturata, ha ritenuto di dover lasciare aperta la vertenza sindacale in attesa che celermente un tavolo operativo passa finalmente prendere vita al livello nazionale.

La mobilitazione, dunque, prosegue con iniziative assembleari che in assenza di risposte tangibili da Roma non potranno che sfociare nella proclamazione di uno sciopero che riguarderà i due uffici coinvolti.

Un ringraziamento alla Prefettura di Bologna che una volta ancora si è contraddistinta per attitudine al dialogo e capacità di sintesi.


Decentramento, Città, Quartieri, Riordino istituzionale

“Le Città - Sostenibilità e democrazia” è il titolo che rappresenta il filo conduttore della festa della CGIL di Bologna di quest’anno, dal 3 al 5 luglio.

Il 3 luglio alle 15,00 assieme a Davide Baruffi Assessore regionale con delega al riordino istituzionale, ad Erika Capasso delegata alla riforma dei quartieri del comune di Bologna e a Sara Accorsi della Città Metropolitana di Bologna, ci confronteremo su “DECENTRAMENTO, CITTA’, QUARTIERI, RIORDINO ISTITUZIONALE” e proveremo a ragionare su come la geografia istituzionale nel nostro territorio possa, anzi debba favorire la sostenibilità, la condizione di vita delle persone e i processi democratici.

Garantire l’universalità di servizi pubblici accessibili, oltre ad essere il compito primario dello Stato in tutte le sue articolazioni: Regione, Città Metropolitana, Unioni di Comuni, Comuni, Distretti sanitari, Aziende sanitarie, ecc., è un fondamento della democrazia.

Le politiche di austerità europee e del nostro paese e da ultimo il rafforzamento delle spese militari a discapito dell’infrastruttura sociale di tutti i paesi, dei servizi pubblici e del lavoro pubblico, hanno aumentato e continueranno ad aumentare divari e disuguaglianze fra le persone.

Non avere risposte adeguate da parte delle istituzioni pubbliche ai bisogni fondamentali per rendere i diritti costituzionali fondamentali disponibili a tutti, mette in pregiudizio la sostenibilità delle persone e le allontana dalla partecipazione democratica.

Guardando fuori dai nostri confini, il confronto tra Italia e paesi europei è impietoso e certifica quanto la necessità di un piano di investimenti nei servizi pubblici assuma nel nostro Paese i tratti di un’emergenza da affrontare immediatamente.

Negli ultimi 10 anni (dal 2015 al 2024) la spesa per redditi da lavoro dipendente delle amministrazioni pubbliche, in Italia, è cresciuta meno (14%) della metà di quanto spendono in media i Paesi europei (31,8%), sotto a Francia (24,9%), Germania (40,8%), Spagna (36,1%) e Regno Unito (26%), nonostante nello stesso periodo sia evidenziabile un aumento della spesa corrente delle amministrazioni pubbliche pari al 28,3% per il nostro Paese. Segno che le politiche di finanza pubblica di contenimento della spesa hanno agito solo una leva, quella della compressione dei salari e del blocco delle assunzioni, senza far molto sul resto delle componenti della spesa corrente dove vanno a confluire anche le spese per beni e servizi, tra cui le esternalizzazioni delle attività prima svolte dall’amministrazione e che non è stato più possibile garantire con livelli occupazionali sempre più bassi e si è scelto di privatizzare. Anche nel nostro territorio.

Le differenze nella spesa registrata tra i Paesi non si spiegano neanche se si considera la spesa per redditi da lavoro dipendente delle amministrazioni pubbliche in rapporto al PIL. L’aumento nei medesimi 10 anni per in Italia è, infatti, pari solo al 7,1% contro il 12,5% della Francia, il 29,9% della Germania, il 21,6% della Spagna, il 40% del Regno Unito o il 20,4% della media EU 27.

Le criticità in relazione agli altri Paesi sono riscontrabili anche in relazione al personale, dato che l’Italia continua a mantenere un primato negativo in termini di rapporto occupati sul totale della popolazione residente: nel 2021 eravamo fermi al 5,7% a fronte dell’8,3% della Francia, del 6,1% della Germania, del 7,3% della Spagna e dell’8,1% del Regno Unito.

Servirebbe un Piano per i Servizi Pubblici, per porre fine al progressivo processo di esternalizzazione e privatizzazione che sta interessando settori sempre più ampi delle politiche pubbliche, sottraendo alla gestione e al controllo di chi agisce nell’interesse della collettività la qualità, l’efficacia e l’appropriatezza di prestazioni e servizi, e negandone l’universalità dell’accesso.

La legge di bilancio per il 2025, invece, prevede tagli significativi agli enti locali, con conseguenti preoccupazioni per il futuro dei servizi e degli investimenti a livello territoriale. Questi tagli, che si sommano a quelli già effettuati negli anni precedenti, riguardano sia i trasferimenti statali che i fondi destinati a progetti specifici.

Alcune stime

Nel 2025, i tagli complessivi di risorse a regioni, comuni, province e città metropolitane ammontano a circa 420 milioni di euro, così ripartiti: 280 milioni alle regioni, 140 milioni a comuni, province e città metropolitane. Per il quinquennio 2025-2029, i tagli complessivi raggiungono circa 3,93 miliardi di euro, suddivisi in 2,43 miliardi alle regioni e 1,5 miliardi a Comuni, Province, Città Metropolitane.

A questi si aggiungono consistenti tagli ai fondi per investimenti locali, in particolare per i comuni, che da soli subiscono riduzioni di circa 3,2 miliardi tra il 2025 e il 2029, incluse riduzioni di fondi per progettazione, rigenerazione urbana, medie e piccole opere.

Le province e le città metropolitane vedono tagli specifici per investimenti sulla rete viaria locale pari a circa 295 milioni nel quinquennio 2025-2029, con ulteriori 1,1 miliardi previsti nel periodo 2030-2036

Questi tagli colpiranno in modo rilevante servizi fondamentali, welfare locale, trasporti pubblici e investimenti infrastrutturali, con impatti significativi sulla capacità di spesa e sviluppo degli enti territoriali. I comuni più piccoli, spesso già in difficoltà finanziarie, saranno costretti a ridurre ulteriormente la spesa o a ricorrere al debito. I Servizi sociali, già al di sotto della media europea, subiranno una drastica riduzione.

Il territorio metropolitano bolognese non sarà immune dai tagli previsti dalla legge di bilancio 2025, con ripercussioni negative sulla quantità e qualità dei servizi, sugli investimenti e sulla stabilità economica e sociale del territorio.

In questo quadro, occorre ripensare nel nostro territorio ad una nuova idea di geografia istituzionale che superi la precedente e che regoli l’intero sistema delle autonomie locali, mettendo al centro la natura e il livello dei servizi pubblici che il sistema pubblico ha il dovere di garantire a tutti indipendentemente dal loro luogo di residenza. Anche facendo riferimento ad alcuni indicatori.

A livello nazionale, il costo medio per abitante è inversamente proporzionale al numero di abitanti – meno abitanti costi più alti. Mentre la percentuale media del numero di dipendenti per numero abitanti è più bassa nei comuni piccoli rispetto a quelli grandi.

Occorre quindi ragionare su come superare la resistenza a riunirsi in forme associate e la situazione di stallo, in alcuni casi di arretramento, che da tempo sta caratterizzando molte istituzioni pubbliche del nostro territorio come le Unioni di Comuni.

Occorre ridefinire e potenziare il ruolo della Città metropolitana di Bologna e la sua relazione con la Regione, con il comune di Bologna e il suo decentramento, con i comuni dell’area metropolitana, con le unioni di comuni, con le Asp e i distretti socio sanitari, in un’ottica di rinnovata e strutturata collaborazione tra istituzioni in grado di garantire, quanto più possibile nel contesto dato, l’universalità di accesso ai servizi pubblici e la sostenibilità della condizione di vita delle persone. Fondamenti imprescindibili della democrazia.


"Il Pronto Soccorso di Bazzano resta Ps, nessuna decisione unilaterale, ristabilite corrette relazioni tra le parti".

Durante l'incontro di oggi 25 Giugno in sede Prefettizia, si è arrivati ad un verbale d'incontro tra Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl e l'Azienda Usl di Bologna, che riporta chiarezza sul Pronto soccorso di Bazzano di Valsamoggia, dopo la bagarre dei giorni scorsi.

  • Il Pronto Soccorso di Bazzano rimane tale e mantiene pertanto le consuete modalità di erogazione delle prestazioni assistenziali.
  • Qualsivoglia mutamento di questo quadro dovrà essere oggetto di confronto tra le parti in sede aziendale e prima ancora in sede di Conferenza Territoriale Socio Sanitaria Metropolitana (CTSSM)

Sono le due questioni sulle quali abbiamo preteso chiarezza e che consentono di ripristinare, oltre la fondamentale "tranquillità" tra gli operatori sanitari che erogano i servizi alla comunità, anche di riportare ai tavoli deputati i confronti e i ragionamenti che impattano sui lavoratori e sui servizi alle persone.

Abbiamo sventato blitz estivi che miravano all'attuazione di scelte preconfezionate con date prestabilite togliendo la possibilità a tutti gli attori in parte, di entrare nel merito. Peraltro siamo fermamente convinti che il Ps di Bazzano debba rimanere tale e che anzi vada rafforzato.

Pur considerando l'incontro di oggi positivo,  abbiamo sospeso e non revocato lo stato di agitazione in attesa di riprendere il confronto in CTSSM perché qualunque tentativo di forzatura ci vedrà immediatamente pronti ad azioni di lotta.


servizi cimiteriali comune di bologna

CGIL e UIL denunciano l’applicazione di differenti trattamenti contrattuali tra i lavoratori che operano nei Servizi cimiteriali del comune di Bologna. Il socio privato detta le regole, il Comune sostiene di avere le mani legate e a farne le spese sono le lavoratrici e i lavoratori che non vedono la possibilità di aver riconosciuto quanto gli spetta: un salario adeguato rispetto al lavoro che svolgono.

Quella dei servizi cimiteriali del comune di Bologna è una storia che inizia nel 2013 quando il comune decise di darli in concessione per trent’anni ad una società mista pubblico/privata, la BSC della quale il comune era, ed è tuttora, il socio di maggioranza. Venne individuato anche il socio di minoranza della BSC, la SPV nella quale oggi le maggiori quote sono in capo alla CIMS di Imola.

Questo incastro di scatole ha determinato la coesistenza sul servizio di lavoratrici e lavoratori ai quali sono applicati contratti differenti. Il contratto di settore ai dipendenti della società BSC e il contratto multiservizi ai dipendenti del socio privato che, pur svolgendo le stesse attività, ha trattamenti economici e normativi inferiori rispetto al contratto di settore. Questo accade nonostante il comune di Bologna riconosca al socio privato, per le prestazioni svolte, gli importi stabiliti dal tabellare regionale che fa riferimento al contratto di settore.

Da mesi CGIL e UIL hanno aperto la vertenza con il comune di Bologna affinché alle lavoratrici e ai lavoratori che operano nei servizi cimiteriali bolognesi e che svolgono le stesse mansioni, vengano applicate le stesse condizioni di lavoro e contrattuali ma anche nell’ultimo incontro che si è svolto nei giorni scorsi, le posizioni sono rimaste distanti. Non solo, il socio privato minoritario ha dettato regole e condizioni, per CGIL e UIL irricevibili, senza che il comune di Bologna, socio maggioritario, proferisse parola se non per rassicurarci sulla legittimità degli atti.

CGIL e UIL non hanno posto, fino ad ora, un tema di legittimità seppure ritengono singolare che una concessione trentennale non possa essere adeguata negli anni al contesto che si modifica più rapidamente, ma non è detto che ciò che è legittimo sia anche giusto e in questa situazione giusto proprio non lo è.

Non è giusto che ai lavoratori dello stesso servizio vengano applicate condizioni e trattamenti differenti; non è giusto che il socio privato si metta in concorrenza con la società di cui fa parte per acquisire le gestione di servizi cimiteriali anche nei comuni dell’Area metropolitana; non è giusto che si affidino servizi pubblici con risorse pubbliche a soggetti privati che poi agiscono fuori dal controllo pubblico.

Noi continueremo la nostra vertenza chiamando in causa il decisore pubblico perché è lui che ha deciso di dare in concessione il servizio, è lui che ha le quote di maggioranza nella società che ha costituito ed è lui che deve garantire l’equità di trattamento alle lavoratrici e ai lavoratori che quel servizio portano avanti.

E’ ora che ognuno faccia la propria parte perché le scelte fatte allora non ricadono ingiustamente su chi lavora.

Il pubblico non si deresponsabilizzi e intervenga affinché la dignità di chi lavora per il servizio pubblico, se pur indirettamente, venga salvaguardata.

Bologna 6 Giugno 2025


Bologna e la storia infinita degli URP. Il Comune gli cambia il nome ma non risolve i problemi

Oggi 26 maggio 2025 durante l’Assemblea pubblica, indetta dalla RSU del Comune di Bologna, le lavoratrici e i lavoratori degli URP, oggi chiamati Uffici Comunali di Prossimità sono intervenuti in Consiglio comunale, per sottolineare ancora una volta la mancanza di risposte adeguate a risolvere i problemi del servizio.

La riorganizzazione pensata oltre un anno fa dall'Amministrazione Comunale, senza alcun confronto preventivo con la Rsu e le Organizzazioni Sindacali, ha mostrato fin dal principio il tratto unilaterale e dirigista dell'Amministrazione che non ha minimamente tenuto in considerazione le ricadute sugli operatori e sulla qualità del servizio.

Fin dall’inizio abbiamo espresso più di una preoccupazione e chiesto l'attivazione di tavoli di confronto che entrassero nel merito delle problematiche.

Non è sufficiente cambiare il nome al servizio e collocarlo nel settore dei servizi Demografici per risolvere il problema della carenza di personale e delle aggressioni agli operatori.

Un settore, quello dei Demografici che peraltro è già in ginocchio per una diffusa carenza di personale dovuta anche all'esodo generalizzato verso gli enti delle funzioni centrali, verso la Regione o addirittura verso il privato.

Fin dai primi incontri, abbiamo chiesto di avviare un bando di mobilità interna rivolta a tutto il personale comunale e lo scorrimento della graduatoria in essere da concorso per istruttore amministrativo, che scadrà tra soli due mesi. Ma su questo nessuna risposta.

L'unica soluzione prospettata è stata quella di una maggiore digitalizzazione dei servizi. Ma anche in questo ambito emergono criticità significative perchè
gli applicativi informatici spesso non rispondono alle reali esigenze del servizio.

Senza risposte concrete questa riorganizzazione non darà soluzione ai reali problemi.

La risposta del Consiglio comunale è stata quella di organizzare un’udienza conoscitiva e per noi non è sufficiente.

Abbiamo bisogno di tavoli di confronto per trovare soluzioni concrete e veloci a problemi concreti e urgenti vista la situazione che mette a rischio i servizi, la sicurezza e il benessere lavorativo di chi in essi opera.


Al Sant'Orsola-Malpighi anche quest'anno piano ferie a rischio

Ancora una volta, per il sesto anno consecutivo, il piano ferie estivo delle lavoratrici e dei lavoratori del Policlinico Sant'Orsola-Malpighi di Bologna è messo a rischio - afferma Cesare Berselli, funzionario della Fp Cgil di Bologna - Abbiamo ripetutamente evidenziato le condizioni lavorative degli operatori/trici delle U.O. Medicine Interne, delle U.O. di Geriatria, delle U.O. di Nefro Dialisi, U.O. Urologia, nella Media e Alta Intensità e nel Pronto Soccorso Generale (per citare alcuni esempi), dove il personale viene “dato in prestito” temporaneamente ad altre U.O per permettere la pura assistenza di base.

Siamo perfettamente consapevoli dei vincoli e delle condizioni di contesto che interessano la sanità pubblica anche a Bologna - continua Berselli - e, anche per questo abbiamo continuamente sollecitato l'Azienda Ospedaliera a mettere in atto una seria e attenta programmazione.

Al contrario tocca prendere atto di una evidente disorganizzazione e non programmazione che si traduce in soluzioni improvvisate come l'assegnazione temporanea, il ricorso agli straordinari e alle prestazioni aggiuntive. Misure che, oltre a mettere sotto stress le lavoratrici e i lavoratori, rischiano di mettere in pregiudizio la qualità di cura dei pazienti. Sono molte le segnalazioni da parte di pazienti che lamentano il poco tempo a loro  dedicato, durante il ricovero. E a farne le spese sono sempre gli operatori della sanità.

Ancora una volta chiediamo che da subito si metta in atto un piano straordinario di assunzioni per far fronte alle necessità di fornire risposte adeguate ai bisogni di cura, e che permetta di determinare carichi e condizioni di lavoro dignitose e sostenibili e se il piede sul freno è posto dalla Regione, come spesso ci viene riportato a giustificazione, serve che l'Azienda Ospedaliera convinca l'assessorato regionale competente a spostarlo sull'acceleratore.

Le risposte ai bisogni di cura delle persone e la necessità degli operatori della sanità di lavorare in condizioni adeguate per fornirle, rappresentano diritti fondamentali che non possono più aspettare e per quanto ci riguarda - conclude il sindacalista -  agiremo attraverso tutti i mezzi che riterremo opportuni, per garantirli.


Siamo il primo Sindacato

A chiusura della settimana di elezioni per i rinnovi delle RSU nel pubblico impiego, possiamo affermare che la categoria bolognese della FP CGIL si conferma di gran lunga il sindacato maggiormente rappresentativo in tutti i comparti: Funzioni Centrali, Funzioni Locali e Sanità.

L’esito degli scrutini registra un importante incremento dell’esercizio di democrazia da parte delle lavoratrici e lavoratori coinvolti.

Su una platea di circa 26.500 di aventi diritto, ha votato infatti il 73,05% delle lavoratrici e lavoratori con un incremento di oltre il 5% rispetto alle elezione del 2022.

E’ aumentato significativamente anche il numero di lavoratrici e lavoratori che hanno scelto la FP CGIL in tutti e tre i comparti.

+ 253 in sanità, + 350 nelle funzioni centrali e + 212 nelle funzioni locali nonostante il calo degli aventi diritto che solo nel comune di bologna è di oltre 250 addetti.
Siamo il Sindacato di maggioranza in sanità con il 32,89% dei consensi, nelle Funzioni centrali con il 34,75% e siamo maggioranza assoluta negli enti locali con il 50,86%.
La categoria cresce complessivamente dell'1%

La Fp CGIL di Bologna esce quindi rafforzata da questa tornata elettorale confermandosi il sindacato complessivamente maggiormente rappresentativo e in alcuni enti il sindacato di maggioranza assoluta.

Un riconoscimento al lavoro fatto in questi anni a tutti i livelli della nostra organizzazione, all'impegno dellə delegatə degli scorsi mandati, a quellə appena elettə che presto si insedieranno, a coloro che non sono stati elettə ma che con il loro contributo hanno fatto crescere il nostro consenso.

Un esito che ci consegna la responsabilità di fare sempre meglio per le lavoratrici e i lavoratori che operano nei servizi pubblici e per difendere la funzione fondamentale che i servizi pubblici svolgono per la collettività garantendo i diritti fondamentali di tutte le persone.

La responsabilità di un sindacato per davvero.

Marco Pasquini

Segretario Generale della FP CGIL di Bologna