CGIL e UIL denunciano l’applicazione di differenti trattamenti contrattuali tra i lavoratori che operano nei Servizi cimiteriali del comune di Bologna. Il socio privato detta le regole, il Comune sostiene di avere le mani legate e a farne le spese sono le lavoratrici e i lavoratori che non vedono la possibilità di aver riconosciuto quanto gli spetta: un salario adeguato rispetto al lavoro che svolgono.
Quella dei servizi cimiteriali del comune di Bologna è una storia che inizia nel 2013 quando il comune decise di darli in concessione per trent’anni ad una società mista pubblico/privata, la BSC della quale il comune era, ed è tuttora, il socio di maggioranza. Venne individuato anche il socio di minoranza della BSC, la SPV nella quale oggi le maggiori quote sono in capo alla CIMS di Imola.
Questo incastro di scatole ha determinato la coesistenza sul servizio di lavoratrici e lavoratori ai quali sono applicati contratti differenti. Il contratto di settore ai dipendenti della società BSC e il contratto multiservizi ai dipendenti del socio privato che, pur svolgendo le stesse attività, ha trattamenti economici e normativi inferiori rispetto al contratto di settore. Questo accade nonostante il comune di Bologna riconosca al socio privato, per le prestazioni svolte, gli importi stabiliti dal tabellare regionale che fa riferimento al contratto di settore.
Da mesi CGIL e UIL hanno aperto la vertenza con il comune di Bologna affinché alle lavoratrici e ai lavoratori che operano nei servizi cimiteriali bolognesi e che svolgono le stesse mansioni, vengano applicate le stesse condizioni di lavoro e contrattuali ma anche nell’ultimo incontro che si è svolto nei giorni scorsi, le posizioni sono rimaste distanti. Non solo, il socio privato minoritario ha dettato regole e condizioni, per CGIL e UIL irricevibili, senza che il comune di Bologna, socio maggioritario, proferisse parola se non per rassicurarci sulla legittimità degli atti.
CGIL e UIL non hanno posto, fino ad ora, un tema di legittimità seppure ritengono singolare che una concessione trentennale non possa essere adeguata negli anni al contesto che si modifica più rapidamente, ma non è detto che ciò che è legittimo sia anche giusto e in questa situazione giusto proprio non lo è.
Non è giusto che ai lavoratori dello stesso servizio vengano applicate condizioni e trattamenti differenti; non è giusto che il socio privato si metta in concorrenza con la società di cui fa parte per acquisire le gestione di servizi cimiteriali anche nei comuni dell’Area metropolitana; non è giusto che si affidino servizi pubblici con risorse pubbliche a soggetti privati che poi agiscono fuori dal controllo pubblico.
Noi continueremo la nostra vertenza chiamando in causa il decisore pubblico perché è lui che ha deciso di dare in concessione il servizio, è lui che ha le quote di maggioranza nella società che ha costituito ed è lui che deve garantire l’equità di trattamento alle lavoratrici e ai lavoratori che quel servizio portano avanti.
E’ ora che ognuno faccia la propria parte perché le scelte fatte allora non ricadono ingiustamente su chi lavora.
Il pubblico non si deresponsabilizzi e intervenga affinché la dignità di chi lavora per il servizio pubblico, se pur indirettamente, venga salvaguardata.
Bologna 6 Giugno 2025