Si tratta di una affermazione impegnativa.

Esprime la convinzione che il benessere della collettività, possa essere perseguita e garantita solo attraverso forti politiche pubbliche che determinino la condizione per la quale le istituzioni pubbliche, gli organi dello Stato, la Pubblica amministrazione, siano in grado di governare i processi economici che riguardano la vita delle persone e delle comunità, per migliorarne le condizioni.

Condizioni che sono riferibili sicuramente alla questione salariale ma che non possono prescindere da ciò che ogni giorno dovremmo poter dare per scontato:
la produzione e la distribuzione del cibo e quindi mercati alimentari orientati al benessere dei consumatori e dei produttori di cibo;

la distribuzione di acqua potabile sicura;

la fornitura dell’energia elettrica, non razionata;
del gas;

infrastrutture e trasporti pubblici efficienti;

edilizia residenziale pubblica e accessibile;

la raccolta e il ciclo dei rifiuti:

una istruzione avanzata e gratuita;

servizi sanitari evoluti e accessibili;

servizi di cura per bambini e anziani.

Tutto ciò che rappresenta l’infrastruttura della vita quotidiana e la base materiale del benessere della collettività e della coesione sociale.
La così detta economia fondamentale.
Il benessere della collettività dovrebbe essere il principio guida dell’azione economica e politica.

Chi studia i processi che fanno riferimento all’economia fondamentale, ci dice che da molti anni l’Italia e i Paesi europei seguono una strada diversa:

l’economia fondamentale è messa al servizio del business, esasperando la competitività l’orientamento alla massimizzazione del profitto, la propensione all’accumulazione finanziaria e alla rendita, con il conseguente inisprimento delle disuguaglianze e la dissoluzione dei legami sociali.

E quindi, come si fa?
Come si possono rideterminare le condizioni per le quali l’attività economica, privata o pubblica che sia, si possa ritenere legittima soltanto se opera a vantaggio, e non a detrimento, della società?

Quale ruolo può e deve giocare il sindacato, la CGIL e con quali alleanze?

Sono gli spunti di riflessione dai quali sono scaturiti gli approfondimenti con il Segretari generali della Fp cgil Serena Sorrentino, della Flc cgil Gianna Fracassi, della Filt Cgil Stefano Malorgio e con Marianna Scarinci coordi atrice del Link di Bologna, alla luce della questione salariale, dei problemi legati al PNRR e al disegno di Legge Calderoli sull’Autonomia differenziata.