Integrazione scolastica a rischio: la FP CGIL Bologna chiede chiarezza e confronto immediato
La FP CGIL di Bologna esprime forte preoccupazione riguardo alla situazione del servizio di integrazione scolastica del Comune di Bologna, recentemente oggetto di un appalto rinnovato e gestito in RTI dalle cooperative Quadrifoglio e ORSA.
Da diverse settimane, abbiamo richiesto con fermezza l'apertura di un confronto con le istituzioni comunali, poiché stanno emergendo segnalazioni preoccupanti riguardo alle "nuove modalità" che si intendono sperimentare nel prossimo anno scolastico che determinerebbero un taglio importante di ore per il sostegno. Se così fosse, si comprometterebbero la qualità e le condizioni del lavoro educativo e, di conseguenza, il servizio offerto a studenti con bisogni educativi speciali.
Ci associamo quindi alle preoccupazioni di educatrici, educatori, insegnanti e familiari, che temono ripercussioni negative sulla qualità dell'integrazione scolastica.
Riteniamo pertanto fondamentale che l'assessorato competente e gli uffici preposti ci convochino al più presto per fare chiarezza, prima dell’inizio del nuovo anno scolastico.
Ricordiamo che l'appalto attuale è stato preceduto da un verbale di accordo, sottoscritto proprio per garantire un miglioramento del servizio. Per noi, questo miglioramento non può prescindere dal miglioramento delle condizioni di lavoro del personale educativo, elemento imprescindibile per garantire un servizio di qualità e inclusivo.
La FP CGIL Bologna continuerà a vigilare affinché il futuro dell'integrazione scolastica nella nostra città sia all'insegna della qualità, della dignità del lavoro e dell'inclusione di tutti gli studenti.
Policlinico S. Orsola-Malpighi - FP-CGIL denuncia: “Sottorganico cronico e disorganizzazione estiva mettono a rischio operatori e pazienti.
Continuano ad arrivarci segnalazioni drammatiche dai reparti:
- Nel Pronto Soccorso, in Rianimazione, nella Medicina d’Urgenza e in Ctv, la carenza di personale sta diventando strutturale rispetto al fabbisogno minimo.
- molti operatori sono "costretti" a turni di 12 ore, spesso senza giorni di riposo consecutivi.
- Segnalati casi di burnout e molti infortuni da stress nelle ultime 2 settimane, direttamente collegati al sovraccarico.
La Direzione Generale dell’AOSP di Bologna, nonostante le ripetute richieste e segnalazioni della FP-CGIL:
- Non è stata in grado di reclutare personale temporaneo per i picchi estivi;
- Non è stata in grado di monitorato il rispetto dei carichi di lavoro (art. 28 D.Lgs. 81/2008).
- Non è stata in grado di dare copertura di personale a reparti strategici e di soddisfare quindi i Livelli Essenziali di Assistenza.
Se non otterremo risposte concrete, come organizzazione sindacale, metteremo in atto ogni azione necessaria. Non permetteremo che la mancanza di pianificazione si trasformi in un danno per la salute pubblica – concludono Alessi e la Rsu Fp Cgil del Policlinico".
Basta con il blocco del Contratto Nazionale Sanità Privata AIOP!
Le Organizzazioni Sindacali FP CGIL, CISL FP e UIL FPL dell’Area Metropolitana di Bologna ritengono inaccettabile il silenzio assordante da parte di AIOP (Associazione Italiana Ospedalità Privata - Confindustria) che a tutt’oggi non ha ancora avviato le trattative per il rinnovo del CCNL dopo quasi 7 anni dalla sua scadenza.
Un ritardo ingiustificato che sta causando un danno economico e professionale per le lavoratrici e i lavoratori del settore.
Oltre 2000 persone impegnate nell’area metropolitana bolognese con circa una ventina di case di cura, tra cui importanti struttura accreditate dalla Regione Emilia Romagna tra cui Villa Erbosa, Villa Chiara (nella foto), Villa Torri, OPR Nigrisoli, Ospedale Santa Viola, Villa Bellombra, Villa Laura ed altre, dove le lavoratrici e i lavoratori anche in momenti bui come la pandemia hanno garantito l’assistenza con professionalità e spirito di sacrificio.
Fisioterapisti, Infermieri, Oss, Ausiliari, Amministrativi, Tecnici di Radiologia ed altri professionisti nelle strutture con contratto AIOP percepiscono mediamente circa 2000 € in meno rispetto ai loro colleghi del pubblico, una situazione che impatta in modo evidente sulle retribuzioni percepite dagli operatori e sull’aumento dei costi della vita dove Bologna si attesta tra le città più care.
Le OO.SS. sottolineano che ogni giorno che passa non fa che danneggiare ulteriormente la tenuta del sistema sanitario e socio-sanitario, ma anche la dignità di chi ogni giorno con il proprio lavoro garantisce un servizio essenziale per la collettività che, lo ricordiamo, rientra nel SSN con risorse e finanziamenti pubblici.
Dopo gli scioperi che sono stati proclamati nei mesi scorsi e che hanno visto una partecipazione significativa, continuerà e si approfondirà la campagna di sensibilizzazione all’interno delle strutture gestite da AIOP con l’affissione all’esterno delle stesse di bandiere e striscioni, proseguiranno le assemblee sindacali all’interno di tutte le strutture e saranno indetti altri presidi ed iniziative di lotta fino a quando non ci sarà la sottoscrizione doverosa di un dignitoso Contratto Nazionale.
8 Settembre sciopero dei servizi educativi e scolastici del Comune di Bologna
Nessuna conciliazione in Prefettura. Ai servizi educativi e scolastici comunali servono risposte, non promesse!
Proclamato lo sciopero per lunedì 8 settembre.
Il previsto tentativo obbligatorio di conciliazione che si è svolto ieri in Prefettura dopo la proclamazione dello stato di agitazione da parte di FP CGIL, CISL FP e UIL FPL, è fallito.
Non è bastata alle Organizzazioni Sindacali, la ribadita generica disponibilità dell’Amministrazione Comunale ad affrontare questioni, inevase da troppo tempo e che pregiudicano sia le condizioni di lavoro che i livelli di servizio.
Vogliamo risposte e non promesse per le condizioni edilizie e manutentive delle sedi inadeguate alla loro funzione educativa e scolastica, mentre ad oggi non c'è alcuna programmazione e investimento strutturali e risolutivi da parte dell’Amministrazione, a partire dagli interventi volti a fronteggiare i sempre più frequenti picchi climatici e a garantire condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro.
Servono risposte per le mancate sostituzioni del personale educativo assente che mettono in pregiudizio le condizioni di servizio (in violazione delle previsioni del CCNL e finanche dei rapporti numerici stabiliti da norma regionale).
Servono risposte adeguate per garantire rapporti numerici necessari all'attento presidio dei casi di disabilità ma anche di comportamento divergente, in attesa o senza certificazione nella scuola di infanzia.
Vogliamo da subito una revisione organizzativa e economica complessiva del servizio di luglio dei nidi e nei Poli 0-6, a partire dalla valorizzazione della volontarietà già condivisa nel contratto collettivo integrativo.
Servono risposte per la stabilizzazione del personale precario di lunga anzianità, il cui essenziale contributo quotidiano viene di frequente svalorizzato in sede concorsuale. Risposte per la questione dell'organizzazione delle presenze durante gli eventi meteorologici straordinari e le sospensioni emergenziali dei servizi, per gli organici del coordinamento pedagogico, per il nastro orario dei collaboratori, per le funzioni amministrative e tecniche di supporto all’attività quotidiana nei nidi, nelle scuole, nei cbf e in tutto il sistema educativo e scolastico.
Sono questioni per le quali non bastano vane promesse. Serve affrontarle con serie intenzioni e seri investimenti per risolverle. E serve farlo in tempo utile per cambiare le condizioni già nel prossimo anno educativo e scolastico, e non in un futuro generico e indefinito.
Il prossimo 8 Settembre sarà sciopero
Comune di Bologna: basta prese in giro! Proclamato lo stato di agitazione dei servizi 0-6
Non è una semplice questione di rispetto per le rappresentanze sindacali dopo ore di trattativa in più incontri. E’ questione di rispetto per la dignità di lavoratrici e lavoratori che stanno garantendo l’apertura dei servizi malgrado il Comune abbia fatto sostanzialmente poco o nulla negli ultimi anni per renderli adeguati innanzitutto rispetto alle condizioni ambientali che viviamo.
Non è calpestando dignità e diritti di lavoratrici e lavoratori e le loro rappresentanze che si garantisce alle famiglie la qualità dei servizi 0-6! Al di là di annunci vetrina dell’amministrazione, ci pare che anche i genitori ne siano ormai consapevoli. Per parte nostra, rigettiamo con forza le modalità di relazione sindacale di questa amministrazione e la proposta di accordo inviata ieri alle OO.SS. e apriamo contestualmente lo stato di agitazione avviando una strada di vertenza e di lotta, perché avanti così non si va!
Flash Mob Emergenza Caldo nei Nidi e scuole infanzia Comunali di Bologna: le Proposte Concrete Restano Inascoltate
- BOLOGNA, 9 LUGLIO 2025 – Con l'estate già rovente a giugno, la situazione nei nidi e nelle scuole dell'infanzia comunali di Bologna ha raggiunto un punto critico. Educatrici, operatori, bambine e bambini sono stremati dal caldo insopportabile di queste settimane e le soluzioni adottate finora dall'Amministrazione Comunale si dimostrano insufficienti e tardive.
Oggi, durante un flash mob al tavolo di trattativa, abbiamo ribadito con forza la necessità di interventi urgenti. Abbiamo chiesto di prendere in considerazione alcune nostre proposte organizzative immediate per proteggere i bambini e le bambine dal caldo: farli permanere nei locali solo fino al termine del sonno, considerando che i dormitori sono condizionati, e farli prelevare dalle famiglie a seguire, fatta eccezione per chi per motivi di lavoro non può anticipare l'uscita. L'uscita anticipata alle 16:30, inoltre, consentirebbe la riduzione del rapporto numerico adulto/bambino fino alle 18, garantendo maggiore tutela per i piccoli utenti. Abbiamo inoltre proposto di prevedere pasti freddi più idonei alle alte temperature registrate. Nessuna di queste proposte emergenziali è stata presa in considerazione.
Servono Soluzioni Strutturali e Investimenti Adeguati
Da anni, le richieste da parte di CGIL CISL e UIL di adattare le strutture al clima sempre più torrido sono cadute nel vuoto e sono rimaste senza risposte concrete. Non si tratta solo di installare climatizzatori, ma di una programmazione calibrata e interventi strutturali che includano tendaggi per proteggere gli ambienti interni e le aree esterne soleggiate, punti d'acqua nei giardini per rinfrescare i bambini e le bambine e soluzioni a lungo termine per garantire il benessere di tutti.
Serve una programmazione definita con tempistiche definite nido per nido e scuola dell’infanzia per scuola dell’infanzia e investimenti adeguati per far fronte a quella che non si può più definire una emergenza, ma purtroppo una normalità con la quale tocca fare i conti.
Gli investimenti dell'Amministrazione dal 2017 al 2025 per il condizionamento delle strutture comunali, invece ammontano a soli 500.000 euro. Una media di appena 62.500 euro l'anno. Un'inezia se si considera che solo i nidi e le scuole sono 150, alle quali si aggiungono Biblioteche, Musei e sedi di quartiere che sono prive di aria condizionata.
Attualmente sono 47 su 49 i nidi che hanno dormitori condizionati mentre nelle scuole dell'infanzia solo il 50% dei dormitori (35 su 67) è dotato di climatizzazione. Le aule sono sprovviste.
I 200.000 euro aggiuntivi previsti in via straordinaria dall'Amministrazione entro maggio 2026 rappresentano un passo troppo piccolo rispetto all'enormità del problema. Coprono gli interventi su 70 ambienti rispetto alla necessità di intervenire su 400/450 locali. Facendo una proporzione, servirebbe uno stanziamento di circa 1,3 milioni di euro per intervenire su tutti gli ambienti. Stanziamento che, nonostante un bilancio comunale di 1,5 miliardi di euro, l'Amministrazione comunale non ha fatto e non ci pare intenda fare. I "Pinguini e i ventilatori" oltre a non essere una soluzione strutturale, non sono sufficienti a risolvere il problema.
Crisi del Personale e Futuro Incerto
Alla problematiche legate al caldo, si somma una crescente crisi del personale. Lo abbiamo denunciato al tavolo del 2 luglio agli Assessori Ara e Borsari. Le educatrici con contratto di lavoro a tempo determinato, già stremate dal caldo e dalla fatica di mesi di lavoro in sedi diverse, stanno riducendo la disponibilità a prolungare il loro contratto fino al 18 luglio. Poi c'è il tema delle prove concorsuali per rapporto di lavoro a tempo indeterminato nelle quali molte/i candidate/i che hanno superato le prove scritte, sono bloccate/i agli orali. Senza personale, senza candidate/i idonee/i in graduatoria, quale sarà il destino dei nidi e delle scuole dell'infanzia?
Gli investimenti del PNRR per nuove strutture educative e scolastiche, se non accompagnata da una programmazione di nuove assunzioni e di investimenti sul personale necessario per farle funzionare, determinerà la privatizzazione dei servizi con risorse pubbliche.
Anche per questo, investire concretamente sul personale necessario per erogare servizi di qualità in condizioni di lavoro adeguate rappresenta per noi un imperativo. Solo così potremo garantire alle famiglie un servizio educativo e scolastico all'altezza delle aspettative e delle reali esigenze.
A Bologna, caldo estremo nelle strutture educative e scolastiche e nei centri estivi al limite della sopportazione
Anche quest’estate, educatrici ed educatori di Bologna e provincia sono costretti a lavorare nelle strutture educative e scolastiche e nei centri estivi – pubblici e privati – in condizioni insostenibili, senza alcuna garanzia per la propria salute e per quella dei minori e disabili che seguono.
Molti operatori si trovano infatti a svolgere il proprio lavoro in ambienti inadeguati, spesso all’interno di edifici educativi e scolastici privi di spazi ombreggiati o refrigerati, esposti in modo prolungato a temperature che superano anche i 38 gradi.
Le attività, comprese le uscite e le gite, continuano poi a essere organizzate nelle ore più calde della giornata, ignorando completamente i rischi per i bambini – in particolare i più fragili – e per chi lavora al loro fianco.
Chi lavora con alunne e alunni con disabilità, così come accade a tutto il personale educativo delle cooperative sociali, affronta ogni giorno turni fino a 10 ore senza pause effettive e a tutto ciò si sommano anche i problemi ormai cronici di: contratti ridotti, stipendi insufficienti, precarietà continua.
Intanto, i Comuni e le cooperative sociali e le associazioni che gestiscono i centri estivi – pur a fronte di tariffe settimanali magari più alte alle famiglie – continuano a ignorare le condizioni in cui operano lavoratrici e lavoratori, salvo intervenire, e non dovunque, solo in modo emergenziale con ventilatori e talvolta “pinguini” che risultano comunque inefficaci rispetto al problema.
Occorre garantire ovunque già in queste giornate condizioni lavorative e di servizio che rispettino le condizioni dovute di salute e sicurezza, operando sia sulle dotazioni che sulla riorganizzazione delle attività.
Occorre che tutti i soggetti coinvolti, a partire dai Comuni, smettano di attendere "emergenze" e programmino finalmente in modo strutturale gli interventi necessari nelle sedi educative e scolastiche (intervenendo anche nei requisiti previsti nelle conveziioni, appalti etc dei centri estivi), adeguandoli al mutamento climatico che tutti viviamo.
Il personale educativo non può e non deve più essere trattato come manodopera invisibile, sacrificabile, priva di diritti!
Le porte girevoli dell’assistenza agli anziani. Il comune di Molinella la vuole privatizzare
Con la seduta straordinaria del Consiglio Comunale del 30/6/25 il Comune di Molinella ha ritirato, a far data dal 1/1/2026, il conferimento ad ASP della Casa di Riposo Nevio Fabbri decidendo anche l’uscita dall’ASP Pianura Est del Comune in qualità di Socio.
Una Casa di Riposo fiore all’occhiello del territorio e della comunità Molinellese, gestita prima direttamente dal Comune, poi conferita ad ASP Pianura Est quale Gestore Unico del sistema pubblico di servizi alla persona, così come stabilisce la stessa Legge Regionale 2/2003 e 12/20213, che dopo soli tre anni il comune decide di affidare al Privato attraverso un Project Financing di cui ancora nulla è dato sapere e con un Bando di Gara ancora da costruire.
Una scelta incomprensibile considerato che la stessa Amministrazione Comunale riconosce come in questi due anni e mezzo di gestione ASP vi sia stato un sostanziale recupero economico, segno che il personale ha lavorato sempre al meglio garantendo assistenza ed economicità con un accurato controllo di gestione.
Lo diciamo chiaramente: la FP CGIL è contraria a qualsiasi scelta che sottrae alla titolarità pubblica servizi che il pubblico ha il dovere costituzionale di garantire alla collettività, per appaltarli in qualsiasi forma al privato che non ha tali doveri. A maggior ragione se si tratta di servizi socio assistenziali.
L’assistenza agli anziani non può essere una porta girevole, per passare da un sistema ad un altro secondo logiche privatistiche di profitto, peraltro con l'aumento esponenziale di ultra ottantenni fragili, la cura e l’assistenza devono essere al centro di politiche pubbliche in capo ad istituzioni pubbliche.
La decisione del Comune di Molinella pensiamo metta a rischio l'omogeneità di assistenza nel territorio, oggi garantita dall'ASP Pianura EST e la continuità assistenziale di una utenza fragile assicurata dal personale per il quale non è dato sapere quali saranno le prospettive. Potrà continuare a lavorare nello stesso posto e se si con quale contratto applicato o sarà re-impiegato in altri servizi che gestisce l'ASP?
Si tratta di una questione delicata per la quale il comune ha maturato senza darci alcuna informazione preventiva. Ora ci attiveremo per riportare la questione nei tavoli di confronto e affermiamo fin da ora che daremo battagli contro ogni scelta che non garantisca l'utenza ed il personale che se ne prende cura.
Per contrastare la riorganizzazione voluta dal Ministero della cultura, arriveremo alla sciopero
A conclusione di un partecipatissimo presidio, svoltosi ieri 1 Luglio dalle ore 10 alle ore 12 a Bologna, in Piazza Roosevelt, che sostanzialmente ha raccolto tutto il personale della Soprintendenza ABAP per la Città metropolitana di Bologna e le province di Ferrara, Modena e Reggio Emilia e del Segretariato Regionale per l'Emilia-Romagna, con una presenza costante di circa sessanta dipendenti, a cui sentiamo di rivolgere un sentito ringraziamento, una delegazione delle federazioni provinciali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa e delle RSU di posto di lavoro è stata ricevuta in Prefettura per il tentativo di chiusura dello stato di agitazione territoriale aperto il 20 giugno scorso.
Dopo un’ approfondita discussione delle pesanti problematiche connesse al piano di riorganizzazione voluto dal Ministero della cultura, che si possono sintetizzare in una pressoché totale assenza di interlocuzione e di direttive operative, la parte sindacale, paventando il concreto rischio di dispersione delle competenze tecniche e dell'esperienza maturata, ha ritenuto di dover lasciare aperta la vertenza sindacale in attesa che celermente un tavolo operativo passa finalmente prendere vita al livello nazionale.
La mobilitazione, dunque, prosegue con iniziative assembleari che in assenza di risposte tangibili da Roma non potranno che sfociare nella proclamazione di uno sciopero che riguarderà i due uffici coinvolti.
Un ringraziamento alla Prefettura di Bologna che una volta ancora si è contraddistinta per attitudine al dialogo e capacità di sintesi.
Decentramento, Città, Quartieri, Riordino istituzionale
“Le Città - Sostenibilità e democrazia” è il titolo che rappresenta il filo conduttore della festa della CGIL di Bologna di quest’anno, dal 3 al 5 luglio.
Il 3 luglio alle 15,00 assieme a Davide Baruffi Assessore regionale con delega al riordino istituzionale, ad Erika Capasso delegata alla riforma dei quartieri del comune di Bologna e a Sara Accorsi della Città Metropolitana di Bologna, ci confronteremo su “DECENTRAMENTO, CITTA’, QUARTIERI, RIORDINO ISTITUZIONALE” e proveremo a ragionare su come la geografia istituzionale nel nostro territorio possa, anzi debba favorire la sostenibilità, la condizione di vita delle persone e i processi democratici.
Garantire l’universalità di servizi pubblici accessibili, oltre ad essere il compito primario dello Stato in tutte le sue articolazioni: Regione, Città Metropolitana, Unioni di Comuni, Comuni, Distretti sanitari, Aziende sanitarie, ecc., è un fondamento della democrazia.
Le politiche di austerità europee e del nostro paese e da ultimo il rafforzamento delle spese militari a discapito dell’infrastruttura sociale di tutti i paesi, dei servizi pubblici e del lavoro pubblico, hanno aumentato e continueranno ad aumentare divari e disuguaglianze fra le persone.
Non avere risposte adeguate da parte delle istituzioni pubbliche ai bisogni fondamentali per rendere i diritti costituzionali fondamentali disponibili a tutti, mette in pregiudizio la sostenibilità delle persone e le allontana dalla partecipazione democratica.
Guardando fuori dai nostri confini, il confronto tra Italia e paesi europei è impietoso e certifica quanto la necessità di un piano di investimenti nei servizi pubblici assuma nel nostro Paese i tratti di un’emergenza da affrontare immediatamente.
Negli ultimi 10 anni (dal 2015 al 2024) la spesa per redditi da lavoro dipendente delle amministrazioni pubbliche, in Italia, è cresciuta meno (14%) della metà di quanto spendono in media i Paesi europei (31,8%), sotto a Francia (24,9%), Germania (40,8%), Spagna (36,1%) e Regno Unito (26%), nonostante nello stesso periodo sia evidenziabile un aumento della spesa corrente delle amministrazioni pubbliche pari al 28,3% per il nostro Paese. Segno che le politiche di finanza pubblica di contenimento della spesa hanno agito solo una leva, quella della compressione dei salari e del blocco delle assunzioni, senza far molto sul resto delle componenti della spesa corrente dove vanno a confluire anche le spese per beni e servizi, tra cui le esternalizzazioni delle attività prima svolte dall’amministrazione e che non è stato più possibile garantire con livelli occupazionali sempre più bassi e si è scelto di privatizzare. Anche nel nostro territorio.
Le differenze nella spesa registrata tra i Paesi non si spiegano neanche se si considera la spesa per redditi da lavoro dipendente delle amministrazioni pubbliche in rapporto al PIL. L’aumento nei medesimi 10 anni per in Italia è, infatti, pari solo al 7,1% contro il 12,5% della Francia, il 29,9% della Germania, il 21,6% della Spagna, il 40% del Regno Unito o il 20,4% della media EU 27.
Le criticità in relazione agli altri Paesi sono riscontrabili anche in relazione al personale, dato che l’Italia continua a mantenere un primato negativo in termini di rapporto occupati sul totale della popolazione residente: nel 2021 eravamo fermi al 5,7% a fronte dell’8,3% della Francia, del 6,1% della Germania, del 7,3% della Spagna e dell’8,1% del Regno Unito.
Servirebbe un Piano per i Servizi Pubblici, per porre fine al progressivo processo di esternalizzazione e privatizzazione che sta interessando settori sempre più ampi delle politiche pubbliche, sottraendo alla gestione e al controllo di chi agisce nell’interesse della collettività la qualità, l’efficacia e l’appropriatezza di prestazioni e servizi, e negandone l’universalità dell’accesso.
La legge di bilancio per il 2025, invece, prevede tagli significativi agli enti locali, con conseguenti preoccupazioni per il futuro dei servizi e degli investimenti a livello territoriale. Questi tagli, che si sommano a quelli già effettuati negli anni precedenti, riguardano sia i trasferimenti statali che i fondi destinati a progetti specifici.
Alcune stime
Nel 2025, i tagli complessivi di risorse a regioni, comuni, province e città metropolitane ammontano a circa 420 milioni di euro, così ripartiti: 280 milioni alle regioni, 140 milioni a comuni, province e città metropolitane. Per il quinquennio 2025-2029, i tagli complessivi raggiungono circa 3,93 miliardi di euro, suddivisi in 2,43 miliardi alle regioni e 1,5 miliardi a Comuni, Province, Città Metropolitane.
A questi si aggiungono consistenti tagli ai fondi per investimenti locali, in particolare per i comuni, che da soli subiscono riduzioni di circa 3,2 miliardi tra il 2025 e il 2029, incluse riduzioni di fondi per progettazione, rigenerazione urbana, medie e piccole opere.
Le province e le città metropolitane vedono tagli specifici per investimenti sulla rete viaria locale pari a circa 295 milioni nel quinquennio 2025-2029, con ulteriori 1,1 miliardi previsti nel periodo 2030-2036
Questi tagli colpiranno in modo rilevante servizi fondamentali, welfare locale, trasporti pubblici e investimenti infrastrutturali, con impatti significativi sulla capacità di spesa e sviluppo degli enti territoriali. I comuni più piccoli, spesso già in difficoltà finanziarie, saranno costretti a ridurre ulteriormente la spesa o a ricorrere al debito. I Servizi sociali, già al di sotto della media europea, subiranno una drastica riduzione.
Il territorio metropolitano bolognese non sarà immune dai tagli previsti dalla legge di bilancio 2025, con ripercussioni negative sulla quantità e qualità dei servizi, sugli investimenti e sulla stabilità economica e sociale del territorio.
In questo quadro, occorre ripensare nel nostro territorio ad una nuova idea di geografia istituzionale che superi la precedente e che regoli l’intero sistema delle autonomie locali, mettendo al centro la natura e il livello dei servizi pubblici che il sistema pubblico ha il dovere di garantire a tutti indipendentemente dal loro luogo di residenza. Anche facendo riferimento ad alcuni indicatori.
A livello nazionale, il costo medio per abitante è inversamente proporzionale al numero di abitanti – meno abitanti costi più alti. Mentre la percentuale media del numero di dipendenti per numero abitanti è più bassa nei comuni piccoli rispetto a quelli grandi.
Occorre quindi ragionare su come superare la resistenza a riunirsi in forme associate e la situazione di stallo, in alcuni casi di arretramento, che da tempo sta caratterizzando molte istituzioni pubbliche del nostro territorio come le Unioni di Comuni.
Occorre ridefinire e potenziare il ruolo della Città metropolitana di Bologna e la sua relazione con la Regione, con il comune di Bologna e il suo decentramento, con i comuni dell’area metropolitana, con le unioni di comuni, con le Asp e i distretti socio sanitari, in un’ottica di rinnovata e strutturata collaborazione tra istituzioni in grado di garantire, quanto più possibile nel contesto dato, l’universalità di accesso ai servizi pubblici e la sostenibilità della condizione di vita delle persone. Fondamenti imprescindibili della democrazia.